Parliamo di anatocismo bancario: cos’è?

18 Ott

Parliamo di anatocismo bancario: cos’è?

Il termine anatocismo deriva dal greco anà (di nuovo) e tokòs (interesse): indica l’azione con cui si sommano gli interessi al capitale sul quale sono stati calcolati (capitalizzazione degli interessi), in modo che questi interessi producano a loro volta altri interessi supplementari.

In altre parole, si tratta del cosiddetto calcolo degli interessi sugli interessi. 

La periodicità trimestrale di questa pratica, in forza della quale gli interessi passivi vengono capitalizzati quattro volte all’anno per tutti gli anni di durata del rapporto di conto corrente, produce un effetto moltiplicatore capace di portare all’addebito in conto di somme anatocistiche anche ingenti, che aumentano, come è ovvio, in senso proporzionale con il valore del saldo passivo sul quale sono calcolate e con la misura del tasso di interesse via via applicato. Più è elevato il debito sul conto, più è alto il tasso di interesse passivo, più a lungo è stato aperto il conto, maggiore sarà l’impatto anatocistico.

Questa pratica, come la giurisprudenza ormai unanime e costante va affermando da oltre 15 anni, e nonostante i ripetuti – ma sempre sconfitti – interventi legislativi a sostegno delle banche, è illegittima, poiché in aperto contrasto con il divieto imposto dall’art. 1283 del Codice Civile, che vieta, se non a condizioni che certamente non ricorrono nel caso del conto corrente bancario, che gli interessi possano produrre ulteriori interessi.

Le somme addebitate ai correntisti a titolo di interessi composti sono, quindi, restituibili, come restituibili sono gli importi corrisposti alle banche per interessi ultralegali, cioè maggiori rispetto al saggio legale, per Commissioni di Massimo Scoperto e spese fisse di chiusura periodica.

Guarda il nostro video di spiegazione: