Come difendersi dalle cartelle esattoriali
Il Fisco può sbagliare?
Ebbene sì, anche il Fisco sbaglia. In effetti, le normative che disciplinano il rapporto tra i cittadini e lo Stato e il Fisco sono così articolate e complesse , che a volte anche il Fisco commette degli errori.
Questi errori vanno tutti a vantaggio del cittadino, perché spesso aprono lo spiraglio a una possibilità di contestare la cartella e di ridurre in tutto o in parte il debito ad essa collegato.
Ecco perché è davvero importante che il cittadino faccia controllare da un professionista un eventuale documento ricevuto dall’Erario, per evitare di pagare delle somme che non sono dovute o che potrebbero essere ridotte.
Perché fare ricorso
Anche se il Fisco può sbagliare, non c’è una procedura che annulla automaticamente le cartelle emesse in modo irregolare. Se il contribuente ritiene che ci siano gli estremi per chiedere l’annullamento di un cartella, ha la facoltà di presentare ricorso e di pretendere che vengano valutate le sue ragioni.
Qualora il ricorso sia accolto, la cartella potrà essere annullata e con essa il debito contestato. Ecco perché è importante procedere con il supporto di un professionista che sia in grado di valutare quali passi compiere, nell’interesse del contribuente.
Quando contestare le cartelle esattoriali
Quando si riceve una cartella esattoriale, un atto di intimazione di pagamento, la notifica di un provvedimento di pignoramento o altri documenti simili, è opportuno impugnarli in tempi brevi, solitamente nell’ordine di 90 giorni massimo. In caso contrario, decorsi i termini per la legittima impugnazione, il documento diventa esecutivo e non può più essere impugnato.
Per questo motivo, se hai ricevuto recentemente delle cartelle esattoriali, ti consigliamo di contattare subito gli specialisti di Antares: potrai verificare in tempi rapidi se è ancora possibile impugnare l’atto e come agire per difenderti.
La nullità delle cartelle esattoriali
Che cosa può rendere nulla una cartella esattoriale? Le casistiche che possono portare all’annullamento di una cartella esattoriale sono:
- vizi di sostanza
- vizi di forma
- vizi di notifica
- prescrizione
I vizi di sostanza
I casi in cui un tributo non è applicabile si verificano quando il tributo non sia dovuto, sia già stato pagato (in tutto o in parte), oppure sia prescritto.
Quando si verifica una di queste circostanze, è possibile fare ricorso per chiedere l’annullamento della cartella.
I vizi di forma
Una cartella deve contenere obbligatoriamente una serie di informazioni essenziali, in assenza delle quali può essere richiesto il suo annullamento.
Tali informazioni obbligatorie comprendono:
- i dati del contribuente
- la somma da pagare
- la scadenza entro cui si intima il pagamento (solitamente 60 giorni)
- le istruzioni per effettuare il pagamento
- le istruzioni per chiedere l’eventuale rateizzazione o per impugnare il documento
- l’ente creditore
- il nominativo del responsabile del procedimento
- il quale data il ruolo è divenuto esecutivo
Analizzando con attenzione la cartella è possibile rilevare se alcune di queste informazioni sono mancanti o incomplete, e in tal caso richiedere l’annullamento della cartella per vizi di forma.
Oltre a questi elementi, se le motivazioni addotte a sostegno delle richieste di pagamento sono incomplete, mancanti o errate, questi elementi possono costituire una solida base per un ricorso.
I vizi di notifica
Le modalità con cui viene notificata la cartella devono rispettare norme e requisiti molto precisi.
Ad esempio:
- la notifica deve avvenire all’indirizzo di residenza o presso la sede legale del contribuente
- la notifica deve avvenire ad opera dell’ufficiale giudiziario che è competente nel territorio
- l’originale deve essere consegnato direttamente al soggetto interessato oppure ad altri soggetti terzi che sono autorizzati a ricevere documentazione in sua vece
- nel caso in cui la consegna sia eseguita a terzi, deve esserne data notifica tramite raccomandata al diretto interessato.
- qualora la consegna avvenga tramite servizio postale, occorre indicare con chiarezza la data e l’ufficio di spedizione
Prescrizione
Le cartelle esattoriali vanno in prescrizione quando scade la loro efficacia e dunque il debito nei confronti dell’Agenzia delle Entrate o di altro ente creditore non è più dovuto.
Purtroppo, la prescrizione di una cartella esattoriale non è automatica e deve essere rivendicata dal contribuente.
La durata della prescrizione di una cartella esattoriale è variabile da un minimo di 3 a un massimo di 10 anni, a seconda della tipologia di debito da pagare.
Perché una cartella sia prescritta, la prescrizione deve essere dichiarata e riconosciuta da un tribunale, altrimenti non è effettiva. Ecco perché spesso è necessario un intervento legale.
Inoltre, l’Agenzia delle Entrate e Riscossione ha la facoltà di agire per interrompere la prescrizione e prolungare quindi l’efficacia del pagamento della cartella esattoriale.
Ci sono infatti alcuni atti esecutivi che interrompono i termini di prescrizione e fanno ricominciare il calcolo della prescrizione:
- la cartella di pagamento;
- l’intimazione di pagamento;
- la lettera di diffida o di messa in mora;
- il preavviso di fermo;
- il preavviso di ipoteca;
- il pignoramento.
In linea teorica il debito potrebbe non scadere mai e non andare mai in prescrizione, perché il contatore si azzera ogni volta che il creditore agisce nei confronti del debitore con uno di questi atti esecutivi.
Saldo e stralcio e rottamazione
Quando non si verificano le condizioni per contestare una cartella di pagamento, il contribuente può chiedere di eseguire un saldo e stralcio.
Questa procedura prevede di pagare una quota inferiore all’importo dovuto e di ottenere l’azzeramento del debito, senza l’onere di penali o interessi.
Si tratta di una soluzione che viene valutata discrezionalmente dall’Erario. Recentemente, è stata proposta a tutti i contribuenti attraverso le campagne di Rottamazione.
Questa soluzione permette all’Agente della Riscossione di incassare debiti incagliati e di ridurre il totale delle somme dovute.
Quali debiti possono essere inseriti in un saldo e stralcio?
- contributi INPS
- contributi delle casse previdenziali professionali
- IVA
- IRPEF
- etc.
Il saldo e stralcio è solitamente riservato alle persone che si trovano in stato di comprovata difficoltà economica.
Come opporsi
Nel nostro ordinamento sono previste due modalità per opporsi alle cartelle esattoriali:
- Opposizione all’esecuzione
- Opposizione agli atti esecutivi
La prima modalità si applica nel caso vizi sostanziali. Si può agire dopo il pignoramento o prima dell’inizio dell’esecuzione forzata.
A seconda delle somme da pagare, viene nominato il giudice competente:
per sanzioni amministrative e contravvenzioni stradali è il giudice di pace
per imposte e tributi è la commissione tributaria
per contributi previdenziali Inps ed Inail è il tribunale ordinario
La seconda modalità si applica in caso di vizi formali, quando il contribuente contesta la regolarità formale della cartella di pagamento, dell’accertamento o degli atti del procedimento di riscossione.
Come fare?
Se hai ricevuto delle cartelle esattoriali e vuoi sapere se è possibile annullare la cartella e ridurre o cancellare il debito, puoi rivolgerti ad Antares. I nostri consulenti sapranno analizzare la tua situazione e indicarti la soluzione per difenderti dai debiti.
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