La storia dell’imprenditore veneto che ha sfidato le banche
Quella di Leonildo Sossai è la storia di un imprenditore italiano, nato a Giavera del Montello in provincia di Treviso, pochi anni dopo la Seconda Guerra Mondiale.
La storia di un uomo che, tra i primi in Italia, ha avuto il coraggio di sfidare le banche. E ha vinto. Ma prima, ha dovuto assistere impotente alla crisi della sua azienda e alla distruzione del suo patrimonio.
Partiamo dall’inizio.
Sossai è deciso ad approdare nel settore dell’abbigliamento da bambini. Sono anni fiorenti per il settore calzaturiero ma non certo per l’abbigliamento. Ma la caparbietà, che lo contraddistinguerà per tutto il corso della sua vita imprenditoriale, lo spinge assieme a sua moglie a buttarsi in questo settore.
La figlia Eva ce lo racconta così: “Quando io ero ancora una ragazzina, mi ricordo che mio padre viaggiava di notte per attraversare l’Italia e andare e far conoscere il suo prodotto. Erano anni di duro sacrificio.”
Quella che era partita come impresa a conduzione famigliare è diventata in pochi anni una industria con 40 dipendenti interni e 20 laboratori esterni. Il marchio Cori Bimbi diventa ben presto conosciuto in tutta Europa e oltre. Le relazioni commerciali con paesi arabi dureranno parecchi anni.
Ma insieme alle soddisfazioni commerciali, crescono le preoccupazioni per le esposizioni finanziarie con i vari istituti di credito e si accumula lo stress di una vita frenetica, piena di impegni di sacrifici.
Leonildo ha 43 anni quando viene colpito da un infarto.
Questo è il ricordo di quel periodo da parte di Eva: “Il cuore di papà ce l’ha fatta, ha superato l’infarto. Ma il cardiologo gli ha detto chiaramente: se non cambi regime di vita, non arriverai all’età della pensione.”
In quel momento, le sue preoccupazioni sono le due figlie piccole, la moglie e i 40 dipendenti della sua azienda.
Ad aggravare le cose, come se non bastasse l’infarto, arriva anche la crisi economica. Nel 1998 il settore dell’abbigliamento viene colpito da una forte crisi, dovuta all’importazione di merce estera a basso prezzo, che mette in ginocchio il mercato.
Arriva il momento più difficile per la vita di ogni imprenditore: è ora di decidere chi licenziare e cosa fare per non perdere tutto ciò che era stato fatto in questi anni.
Leonildo è affezionato ai suoi dipendenti, perché l’hanno aiutato in questa folle impresa! Per lui sono come una seconda famiglia, e prima di chiudere l’attività vuole riuscire a liquidarli senza far mancare loro niente, anche a costo di rinunzie personali.
Va a bussare alle porte dei vari istituti di credito. A causa della crisi, il fatturato non è più sufficiente a coprire l’esposizione, perciò inizia ad ipotecare i propri beni per offrire garanzie alle banche.
La maggior parte delle banche si rifiutano di affidarlo, nonostante le garanzie immobiliari copranoo di gran lunga la somma richiesta.
Nel 2003 un giovane direttore di banca della zona gli dà fiducia e gli concede un mutuo da un milione di euro.
All’inizio, sembra possibile sostenere l’onerosa rata, ma di lì a poco Sossai si rende conto che non ce la può fare. L’unica via risulta è vendere l’immobile, o meglio svenderlo, perché la richiesta di mercato è crollata.
Con la vendita si chiude il mutuo, ma all’età di 55 anni si trova a doversi reinventare: troppo vecchio per poter trovare lavoro e troppo giovane per la pensione!
E’ ancora Eva a raccontare: “Mio papà era deluso dalla vita, deluso dalle istituzioni che lo hanno lasciato solo, anche se dicono di essere al fianco delle imprese, deluso dalle banche che non lo hanno voluto aiutare e lo hanno obbligato a distruggere il suo patrimonio.”
Quello di cui è consapevole della necessità che la sua famiglia ha di lui e l’affetto che prova per questa. Decide di non mollare…
Nel 2004 riceve un fax da una società di Como in cui si parla di uno strano fenomeno chiamato anatocismo. Inizia a leggerlo e capisce ben presto che, dietro quella strana e difficile parola, si cela l’occasione per salvare tutto ciò che ha costruito con tanti anni di sacrifico assieme alla moglie!
Decide di chiedere l’opinione del suo commercialista, ma questi lo sconsiglia vivamente di intraprendere cause legali contro le banche. Dice che solo un pazzo potrebbe mettersi contro le banche.
Sossai guarda il suo commercialista dritto negli occhi e gli dice: “E’ chiaro che tu non sai cosa significa rischiare. Il rischio mi ha portato a fare ciò che ho fatto e non mi fermo nemmeno questa volta. Io credo che questo sarà il mio futuro e quello della mia famiglia.”
Chiama in Antares e fissa un appuntamento. Accompagnato dal nipote, parte da Treviso e arriva a Como. Durante l’incontro, quell’uomo piccolo e robusto con la barba folta e lo sguardo duro vorrebbe esplodere dalla rabbia, ma allo stesso tempo si sente rinascere dall’entusiasmo.
Scopre che per anni le Banche si sono approfittate della sua impresa, facendogli pagare somme che non doveva. Scopre anche di non essere un caso isolato, anzi quasi tutte le imprese subiscono lo stesso trattamento.
Allo stesso tempo, capisce che in quell’ufficio di Como ha incontrato delle persone che sono abbastanza audaci da sfidare le banche e pretendere giustizia.
Da quel giorno, la sua vita cambia. Dichiara guerra alle banche e le porta in tribunale. Sembra una sfida impossibile: un uomo da solo contro le banche. Ma Sossai non è da solo: al suo fianco ci sono i consulenti e gli avvocati di Antares, uniti e decisi a sfidare il potere del sistema bancario. Quello che chiedono è una cosa molto semplice: il rispetto della legge.
I tempi della giustizia sono lunghi e ci vogliono degli anni prima di arrivare alla sentenza, ma Sossai non molla. E quando il tribunale emette la sentenza di condanna contro la banca, sono in molti a restare stupiti. Chi avrebbe mai creduto che una grande banca avrebbe perso una causa contro un privato?
Eppure lui non si ferma. Ricostruisce tutti i rapporti bancari della sua azienda e va avanti. Le sue nove sentenze personali arriveranno nell’arco di 5 anni e saranno un successo dietro l’altro.
La voce si sparge velocemente, Sossai incontra molti imprenditori del Nord-Est e scoprono di essere nella stessa situazione: le Banche hanno sottratto soldi alle loro aziende per anni.
Nel giro di qualche anno apre la filiale di Antares Veneto, per aiutare gli imprenditori della sua terra a ottenere il rimborso di quanto gli è stato sottratto.
Sossai vanta il merito di essere il primo imprenditore veneto ad aver intentato cause legali contro le banche. Oggi è soddisfatto e fiero di essere stato d’aiuto a moltissimi imprenditori, perché rivive la sua storia in ognuno di loro.
Lasciamo che sia la figlia Eva a concludere questo racconto: “Tra pochi giorni sarà il suo 71° compleanno… è inutile nascondere quanto io sia orgogliosa di lui come figlia. Mi ha insegnato a non arrendermi mai e nonostante la vita l’abbia messo difronte a difficoltà, che non tutti purtroppo riescono a superare perché sopraffatti dal sentimento del fallimento, lui dice a chiunque che una soluzione si trova solo se si ha il coraggio di osare!”Richiedi